Dittico dell’acqua

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La prima immagine che al lettore si forma nella mente dopo la lettura del testo incipitario Olimpiade è quella dell’agone, ed è un’immagine che via via nel corso di questo libro va rafforzandosi, fino a stagliarsi come emblema di quel dialogo impossibile che viene chiamato amore.

Perché di un canzoniere d’amore si tratta: infatti dell’amore mette in scena la lotta, sempre impari, tanto quanto è impari la lotta di scriverne su un foglio, che fa assomigliare la scrittura poetica allo scrivere sull’acqua – l’elemento che pervade tutte le pagine di questo libro, carico di simbolismi, ma anche nudo nell’essere semplicemente l’origine della vita.

Descrizione

La nuova raccolta di Lucia Brandoli è una raccolta poetica “immersiva”, dove ogni elemento sembra scivolare ed amalgamarsi sull’altro naufragando in uno spazio semantico liquido, in continuo mutamento. Dominato dalla potente presenza dell’acqua del mare (che sia quello dell’infanzia ricordata o quello del presente delle immersioni praticate dall’autrice), questo canzoniere d’amore, come lo definisce Giovanna Frene nella bella prefazione, si muove coraggiosamente alla ricerca di una verità, per quanto fuggevole, sull’amore e sull’abbandono, e lo fa sin dal principio, con la prima immagine che che porta il lettore, nel testo incipitario Olimpiade, nel cuore pulsante di questo libro: l’agone che è “emblema di quel dialogo impossibile che viene chiamato amore”.

Un libro importante di una voce poetica sensibilissima e capace di una scrittura autentica, che sebbene arrivi a constatare come tutta la realtà diventi “un grande spreco sotto l’acqua”, una casa disabitata, mostra come ci sia ancora la possibilità dell’elegia, e con essa la possibilità che l’isola esista, e sia ancora intatta.