Subtotale: 15,00 €
A distanza di due anni dall’ultimo numero cartaceo, Birdmen Magazine torna con Brucia tutto: un’edizione speciale che cerca di mettere a fuoco le criticità del contemporaneo. Più di cinquanta contributor, decine di illustrazioni originali, oltre cento pagine incendiarie che raccontano il nostro presente attraverso il cinema, le serie e il teatro.
lay0ut magazine nasce online nel marzo 2021 da un gruppo di persone che ha sentito il bisogno di un discorso non istituzionale sulla letteratura e sull’arte.
Come è adesso, il primo numero, offre uno sguardo sul lavoro fatto dalla rivista e su quello ancora da fare. Infatti, vengono pubblicati alcuni degli articoli più letti, appositamente rieditati, e – in continuità con questi – articoli inediti.
Vengono ospitati testi di scrittori contemporanei, dall’inglese, dall’ungherese e in italiano. Con un approccio trasversale vengono ospitati diversi interventi sul digitale, con l’obiettivo di comprendere i meccanismi di internet e dei social media, tra antropologia, psicologia, filosofia e, ovviamente, letterature, arte.
La mostra parallela. Nel numero è pubblicata una mostra di artisti contemporanei, per oltrepassare l’esclusiva del testo e dare autonomia di significato al visuale.
Un dialogo tra avi e posterità attraverso il medium della poesia. Una raccolta che segna una nuova tappa nel percorso di Matteo Pelliti, uno dei più interessanti poeti della sua generazione. Esistere!… A tutti noi è in qualche modo ‘capitato’, … Read More
di Riccardo Frolloni
Un libro d’esordio stratificato e innovativo, che unisce una forte ricerca linguistica ad un apparato di immagini evocative e che racconta, con dolore misto a speranza, un domani possibile.
di Flavio Santi
Dai quanti di luce della prima, bellissima, sezione (intitolata Chiara) al tempo collettivo, sociale di Memorie dello schermo di vetro (ambiziosa e importante sezione centrale) per finire con gli inizi e i testi abbozzati dei “poemetti quantici” della sezione finale (Lapidario degli incipit), questa raccolta segna un ritorno significato di un poeta molto amato.
Quanti (truciolature, scie, onde, 1999-2019) di Flavio Santi
Formato: 148 x 148 mm
Numero di pagine: 106
Prezzo: 15,00
collana Poetica, diretta da N. Scaffai e G. Del Sarto
Enigma del Metodo Erodoto: l’incubo della storia e la joie de vivre?
Il protagonista Fred Biondina chioserebbe enigmatico: ma questo non c’entra niente.
Genova 2001-2021: ecco la poesia che mancava sui fatti del G8. Massimo Palma ci regala versi potenti e difficili, scritti in precario equilibrio fra la cronaca bruciante e il tempo che ci divide da essa, facendoci intuire quale distanza sembra aver segnato la fine di una comunità possibile.
I feriti si confondono le urla
sono uguali dicono le voci nella testa
poi alcuni li ammanettano
tra le urla tutte uguali li trasferiscono dove è concesso di urlare di meno.
“La radiosveglia sul comodino segna le 5:00. Le era sempre piaciuta quella radiosveglia: da quanti anni la vedeva in casa? Aveva fatto soltanto due cambi di comodino: da quello di suo padre al suo. «Ma dai: te ne regalo una nuova», le aveva detto il marito quando aveva insistito per prendersela alla morte del padre. Non era una questione estetica e tantomeno pratica, non sapeva nemmeno come puntare la sveglia. Non ci aveva nemmeno provato, a dir la verità. Era troppo comoda quella del cellulare. Però la radio funzionava benissimo, niente era cambiato, si aspettava sempre che a un certo momento partisse la colonna sonora delle domeniche mattine sul lettone.”
Questo l’incipit di un romanzo atipico, lieve e gravido allo stesso tempo. Cosa ne sarà di noi dentro e dopo questo lockdown del cuore?
Il folgorante ritorno di Giordano Meacci alla narrativa
Sei mesi un anno, ha detto il dottore. E io gli ho detto ma facciamo anche due: e ho riso. Ma il dottore non rideva. Ci può essere stato uno sbaglio, ho chiesto io. E lui: è la seconda volta che rifacciamo, nessuno sbaglio, mi dispiace. E mi ha guardato come se si aspettasse qualcosa di diverso da me. Ma io gli ho detto che sono ottimista, si sa. E alla fine gli ho dato la mano e ho sorriso: è stato più forte di me. “Se vuoi che gli altri ti ascoltino”, diceva mio padre, “sorridi sempre. Parecchi non si ricorderanno quello che gli dicevi. Ma che sorridevi, sì”.
Una città che d’inverno si ammala e d’estate brucia, aggredita da incendi che scaturiscono dall’odio o dalla cecità collettiva, mentre animali ed esseri umani provano ad aiutarsi, oppure si fanno la guerra. Una notte le fiamme non attaccano, come spesso capita, i mucchi della spazzatura ma l’appartamento di Bianca, scaturite dalle candele che illuminano e riscaldano la sua solitudine.
Il nuovo libro di Davide Orecchio, Qualcosa sulla terra, in uscita il 3 dicembre.>
In prevendita scontato delle spese di spedizione.
A chi acquista il libro in prevendita, in omaggio: La vita vince ancora una volta di Rosa Matteucci
In uscita il 15 ottobre
Di casa in casa, di fuoco in fuoco. Tutto brucia, là fuori. Bruciano le immagini che detonano il Terrore, bruciano le carte da parati, bruciano i corpi, le carni sulla fiamma dell’intingolo, ma non da Stella. La sua casa è più di uno spazio libertino: è un rifugio nel quale il tempo si azzera e le sofferenze si leniscono; è un balsamo onirico, una luce nell’oscurità. Nella casa tutto è possibile: il piacere, la carne, il corpo sono oggetto di transazioni continue, per una folla discreta e incessante di clienti, ai quali le ragazze si concedono notte dopo notte, mambo dopo mambo. Le notti, nella casa, si misurano col metro astronomico: notti che durano come galassie. Il protagonista, un uomo senza nome, trova nella casa un nascondiglio dove poter esercitare il senso che più lo soddisfa: lo sguardo. Fino al prossimo incendio.
Dopo l’enigmatico esordio con Figlio fortunato, Fillippo Polenchi torna con un testo ancora più estremo, lucido e ipnotico come un sogno lynchiano.
Un ritorno folgorante, un libro che rivela le nervature di un tempo storico ormai esaurito prefigurando, senza false consolazioni, ma con coraggio, visioni di un nuovo tempo, di un nuovo inizio.
Versi, forme chiuse, prosa diaristica, inserti saggistici ricchi di note e, non ultimi, i disegni di Vito Bonito: tutto questo apparato costruisce un esempio di come la poesia si possa espandere senza rinunciare a momenti di puro lirismo e all’idea che certe verità abitino solo la concentrazione, il ritmo, la poesia-poesia.
[…]
Come gocce in sospensione sul mare
sono già i nostri giorni e le stagioni
saranno nel futuro il desiderio
di nuove albe, nel cuore di ghiaccio
della terra, fin quando fiato e aria
si scomporranno nell’eterna notte.
Intanto questa notte è desiderio
d’aria e respiro, protesta del ghiaccio
alle stagioni in cerca d’altro mare.
Una raccolta che ripropone, con una maggiore densità, i temi cari all’autore, e che, allo stesso tempo, ci proietta in una realtà fatta di segmenti come particelle di senso. Un “io” franto che, diviso fra memoria e profezia, chiede di essere seguito non in un mero canto nostalgico, ma perché è grazie alla memoria che possiamo leggere le nervature del nostro presente.
Per questo tutto può trovare posto: dal talento di un grande calciatore del Torino, figura mitica e fuori dal coro, al suono delle chitarre rock, dai minimi eventi biografici al bollettino del serale del Covid; ogni porzione di realtà, in questa poesia, ha un significato simbolico e ulteriore. Un significato che partendo dal passato recente di una storia collettiva, tutta italiana, ci accompagna al futuro prossimo, autunnale, prima di un possibile inverno e, forse, di altra stagione che verrà.
Manuale di scrittura autocreativa che mira ad affrontare il concetto, tanto complesso quanto sfuggevole, dell’identità sociale.
Scrive Federico Nobili nella postfazione a questo romanzo strabordante: “Avrei bisogno soltanto di un placebo, che non è un effetto, ma la sostanza fluida del- la nostra inconsistenza: this search for meaning is killing me, this search for meaning is killing me, this search for meaning is killing me. Se lo canti sembra quasi bello. Un ballo che ti sballa e invece è il motore che si sbiella, o forse un rito magico per dimenticare se stessi. Ci vorrebbe solo. Punto. Non lo so. Ma so almeno che è musica tutto quello che scrive Silvano.”
Per far vivere altro cadiamo: sacrificio o disperazione, lotta, denuncia o ab- bandono, nel turbinio di vita e morte, di fatto una richiesta, la ricerca di senso; già dal titolo dell’esordio di Marco Carretta troviamo un ventaglio di possibilità e i quesiti irrisolvibili dell’uomo.
Ronzava in fabbrica
la corsa continua il rito
ognuno cercava piegato arnesi
e tra gli arnesi le carezze del padre.
Mamma tentava di suicidarsi tutte le settimane. Le domeniche, di preferenza. Forse perché papà era a casa e poteva intervenire, per evitare il peggio. «Te ne pentirai», ammoniva lungimirante tagliandosi le unghie davanti al televisore mentre mamma rovistava tra i coltelli minacciando di tagliarsi le vene.
Sergio La Chiusa, tre anni dopo “I Pellicani” (Miraggi, 2020), torna con un’altra irresistibile affabulazione intrisa di humor nero e gustosissima letterarietà.
Quaranta anni fa Flusser scriveva che solo i cosiddetti fotografi sperimentali si “sforzano effettivamente di produrre informazioni impreviste”, solo loro sanno “di giocare contro l’apparecchio”. Ma neppure loro, continuava, “sono coscienti della portata della loro pratica: non sanno di stare tentando di fornire una risposta alla questione della libertà nel contesto generale degli apparecchi”.
Bongiorni è dotato di una grande tecnica che gli consente di giocare questa partita sperando di uscirne vincitore
[…]
Il modo in cui la luce prende in te,
impregnando quella complessità davanti a cui
la scienza si arrende, una piega diversa,
un che di più dolente, di più preciso,
di più completo, di appena immaginato.
Come il tuo corpo ferma
il pullulare di forze in cui muoviamo
affaticati, e quasi ne nasconde
l’ossessione, e dice, e tace:
Guarda –, e allora vedo.
Il tuo non essere nient’altro che tu, frontiera,
limite dell’universo, solo tu,
questo tepore, tutto quello che non è
tutto il resto – è difficile da dire,
ma non semplicemente te –: tutto.
è troppo tardi per tornare a casa.
obliterare
vestiti per gioco come segnalibri
rimandare il momento in cui ti spegni.
mi toglierò il ghiaccio dai capelli,
ti dirò che il corpo non significa niente.
Fotografie di Nerina Toci
Dall’introduzione di De Angelis:
«La scena è alta, grandiosa, ispirata. Francesca Mazzotta scrive un poema biografico e universale, singolare e assoluto, con una tensione alla totalità che confina con il pensiero indiano, con l’Atman proteso al Brahman, con la vita singolare profondamente connessa all’Intero della creazione».
Sarà liberatorio risvegliarsi
più vivi, saper dire
“siamo stati”.
Per primo affiorerà il volto, il collo
bianco perla, le nicchie delle clavicole
il torace – risacca di respiro.
Ancora disabituati al sole sentiremo
tremori di sangue per i gorghi
dei polsi, il suo beato pulsare.
Anche stamani sei sceso nel sonno,
più giovane di quando sei partito,
ed erano parole oscure al sommo
del tuo transito, accenni di un invito
per altre strade, segnate dai demoni
celesti, nella lingua delle ombre.
Ti seguivano, in un vigore estremo,
un cane lupo e un gatto, là ove incombe
l’ascesa della Pania in faccia al mare
-incessante il silenzio di quel luogo
e la quiete sui volti -, e ritornare
è stato come il principio, nel rogo
del giorno, fino al lampo dell’occulto
indistruttibile, al codice muto…
Alessio Merola, il protagonista di questo libro, è un giovane educatore che suo malgrado possiede il potere di una forma straordinariamente accentuata di empatia. È infatti capace di provare su se stesso ciò che provano gli altri, nel bene e nel male: una qualità che gli adulti intorno a lui non sempre sono pronti a comprendere e ad accettare. Così, quello che può apparire come un dono straordinario, si rivela con il procedere della narrazione anche un peso dalle conseguenze insostenibili.
Con Gli analfabeti Rossella Milone ci regala una storia immersa in un’atmosfera a tratti magica, fatta di pagine memorabili e di sapienti epifanie; e, soprattutto, dà vita a un personaggio indimenticabile, destinato a trascendere le pagine di questa novella.
Rossella Milone, nata a Napoli nel 1979, ha pubblicato per Einaudi La memoria dei vivi (2008), Poche parole, moltissime cose (2013) e Cattiva (2018). Ha inoltre pubblicato Prendetevi cura delle bambine (Avagliano, 2007), Nella pancia, sulla schiena, tra le mani (Laterza, 2011) e Il silenzio del lottatore (minimum fax, 2015).
La poesia ha a che fare con il modo in cui la nostra specie comprende l’ambiente, poiché ogni volta si compie un rito fos- sile, in cui la voce di un uomo entra nel corpo di un altro tramite la materia sonora cosciente che dà forma al dispiegarsi di scene ed eventi.
Un saggio su poesia e neuroscienze che ci porta a dire, con Cescon, che i testi poetici, basati sul ripetersi e finire delle forme e del ritmo, raccontano il nostro essere qui, inscritto nel suo divenire, una volta rivissuto nella mente dell’altro.
Un saggio breve, denso e molto diretto, ci porta dentro alcuni nervi scoperti della nostra contemporaneità, nella quale fiducia, futuro e rapporto con la tradizione sono i termini che stanno definendo il conflitto presente, ma anche la speranza futura.
Scrive Federico Nobili nella postfazione a questo romanzo strabordante: “Avrei bisogno soltanto di un placebo, che non è un effetto, ma la sostanza fluida del- la nostra inconsistenza: this search for meaning is killing me, this search for meaning is killing me, this search for meaning is killing me. Se lo canti sembra quasi bello. Un ballo che ti sballa e invece è il motore che si sbiella, o forse un rito magico per dimenticare se stessi. Ci vorrebbe solo. Punto. Non lo so. Ma so almeno che è musica tutto quello che scrive Silvano.”
Il nuovo libro di Diego Conticello, “Liriche terrestri”, è il nono titolo della collana Poetica di Industria&Letteratura, diretta da Gabriel Del Sarto e Niccolò Scaffai.
In prevendita fino al 27 dicembre, data di uscita nelle librerie.
Foto di copertina: Francesco Maria Terzago
Una città che d’inverno si ammala e d’estate brucia, aggredita da incendi che scaturiscono dall’odio o dalla cecità collettiva, mentre animali ed esseri umani provano ad aiutarsi, oppure si fanno la guerra. Una notte le fiamme non attaccano, come spesso capita, i mucchi della spazzatura ma l’appartamento di Bianca, scaturite dalle candele che illuminano e riscaldano la sua solitudine.
Il nuovo libro di Davide Orecchio, Qualcosa sulla terra, in uscita il 3 dicembre.>
In prevendita scontato delle spese di spedizione.
A chi acquista il libro in prevendita, in omaggio: La vita vince ancora una volta di Rosa Matteucci
A distanza di due anni dall’ultimo numero cartaceo, Birdmen Magazine torna con Brucia tutto: un’edizione speciale che cerca di mettere a fuoco le criticità del contemporaneo. Più di cinquanta contributor, decine di illustrazioni originali, oltre cento pagine incendiarie che raccontano il nostro presente attraverso il cinema, le serie e il teatro.
In uscita il primo ottobre
(traduzione dall’italiano all’ucraino di Mariana Prokopovych)
Nella monotona, declinante esistenza di una coppia ingiuriata dall’inesorabile passare del tempo, irrompe di nuovo il pulsare della vita, con incontenibile forza e inattesi miagolii. Questo breve e delicato racconto, quasi una fiaba contemporanea, di Rosa Matteucci, viene pubblicato con traduzione testo a fronte in ucraino e distribuito gratuitamente agli ucraini residenti e rifugiati in Italia, in segno di accoglienza. Consapevoli che ci siano in questo momento urgenze e necessità più gravi, l’autrice e l’editore credono che anche un gesto culturale come questo possa rappresentare un segno politico tangibile di solidarietà e vicinanza. Ci poniamo così dalla parte della vita e al fianco del popolo ucraino, proprio come le due versioni del racconto, italiana e ucraina, convivono affratellate nelle pagine di questo piccolo libro.